Mobilità: Paradossale che il Ministro dei Trasporti freni la transizione ecologica

Disincentivare l’uso dell’auto in città e promuovere l’uso dei mezzi pubblici e della bicicletta non serve solo a contribuire a ridurre l’inquinamento ma anche a migliorare la qualità della vita delle persone riducendo i tempi per gli spostamenti e il traffico. Da una parte serve investire sul trasporto pubblico, così come si è fatto a Milano con le cinque linee metropolitane, favorirne l’uso, rendendo accessibili abbonamenti a costi contenuti e, dall’altra parte, moltiplicare le zone pedonalizzate nelle città e le zone a traffico limitato per ridurre l’uso dell’auto ma anche recuperare intere zone nelle aree urbane per metterle a disposizione dei pedoni, rendendo la città più fruibile e vivibile per tutti. C’è un altro tema che non deve essere ignorato ed è quello della sicurezza per tutti. Il limite di 30 chilometri orari, almeno nelle zone più critiche come quelle vicino alle scuole, è una misura utile e intelligente. Allo stesso modo, estendere la rete delle piste ciclabili e proteggerle il più possibile può contribuire a consentire l’utilizzo in tranquillità delle due ruote. Quindi muoversi nelle città senza inquinare, in sicurezza e recuperando la qualità di una convivenza non assediata dalle auto, sono obiettivi non di parte, direi di buon senso, che in tutta Europa si stanno perseguendo. È chiaro che le misure di cui si parla hanno comportato e comportano dei cambiamenti che intervengono su abitudini consolidate. Per questo, nonostante sia palese la necessità di quelle misure, ci sono parti politiche che preferiscono cavalcare le spinte conservatrici per lucrare qualche voto piuttosto che assumersi la responsabilità di contribuire a fare la cosa giusta. Il paradosso italiano è che la scelta di inseguire e sobillare la resistenza al cambiamento la fa il Ministro che dei temi della mobilità dovrebbe occuparsi, Matteo Salvini. Anziché promuovere investimenti sul trasporto pubblico locale, si tagliano i fondi e ci si occupa di rendere più difficile per i Comuni ridurre i limiti di velocità e ci si dimentica di intervenire per rendere obbligatori i sensori che, istallati sui camion, possono evitare tragedie e che il tar ha detto che non può essere un Comune a imporli ma serve un intervento governativo che ancora non c’è. Insomma scegliere la strada, come fa Salvini, di contrastare gli interventi innovativi per lucrare qualche voto dalla fisiologica paura dei cambiamenti rischia di lasciare tutto com’è senza affrontare né l’inquinamento, né la sicurezza e senza migliorare la vivibilità delle città”. Lo scrive il senatore milanese Franco Mirabelli, Vicepresidente del Gruppo PD al Senato, in un articolo pubblicato da GreenReport.it

Diana Comari

Assistente sen. Franco Mirabelli

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